MILANO – Il poeta Giovanni Giudici, uno dei maggiori autori lirici italiani del secondo Novecento, è morto la notte tra lunedì e martedì all’ospedale di La Spezia dove era ricoverato da una settimana. Il prossimo 24 giugno avrebbe compiuto 87 anni. I funerali si svolgeranno mercoledì alle ore 17 a Le Grazie, una frazione del comune di Porto Venere, in provincia di La Spezia, dove era nato nel 1924.
Nel 1992 prese casa a La Serra, una frazione di Lerici, e poi si trasferì a Porto Venere, dopo aver vissuto a lungo a Milano. Lascia la moglie Marina Bernardi e due figli. Intensa è stata l’attivitá letteraria e poetica di Giudici, condotta su numerose riviste, cui si è accompagnata un’altrettanto intensa attivitá di traduttore (tra gli altri autori Pound, Frost, Sylvia Plath e Puskin). Nel 1965 uscì da Mondadori «La vita in versi», una raccolta che riepilogava una lunga stagione del suo lavoro poetico e che lo impose definitivamente all’attenzione di lettori e critici. Nel 1969, sempre edita da Mondadori, uscì «Autobiologia» (Premio Viareggio), cui seguirono le raccolte «O Beatrice» (1972), «Il male dei creditori» (1977), «Il ristorante dei morti» (1981), «Lume dei tuoi misteri» (1984). Nel 1987 vinse il Premio Librex Guggenheim-Eugenio Montale per la poesia con il volume «Salutz», un intenso e singolare poema d’amore, pubblicato da Einaudi l’anno precedente. Lo stesso anno ottenne dal Fondo Letterario dell’Unione Sovietica il Premio Puskin per la versione dell’Onieghin, pubblicata nel 1983 da Garzanti. Nel dicembre del 1992 conquistò il Premio Bagutta.