La peggiore delle metafore

La peggiore delle metafore

Silvio Berlusconi

Il rimando è alla violenza fisica, al bisturi, alla spietatezza del chirurgo. Dopo la parola “cancro” non c’è più spazio per le parole. Cancro è infatti la parola terminale, fuori dalla civiltà della democrazia, oltre la detestabilità del nemico. Berlusconi l’ha usata contro i magistrati e, in polemica ipocrita e contorta, contro il presidente Napolitano, dinanzi al quale non ha osato ripeterla. Al Capo dello Stato, che rendeva omaggio alla magistratura nel giorno dedicato alle vittime del terrorismo, Berlusconi ha notificato un complimento di circostanza: “nobili parole”. Lontano da lui ha invece formalizzato con un atto politico la sua fissazione e ha chiesto una commissione di inchiesta parlamentare contro “il cancro” appunto dei pm. Ha così portato il livello dello scontro alla sua soglia definitiva. La diagnosi di cancro è lo schiaffo che provoca i giudici al duello ed è un’insolenza malcelata dall’opportunismo di giornata verso Napolitano che non solo è il primo magistrato d’Italia, ma si è appunto espresso con parole opposte, solenni e commosse. Berlusconi inghiottiva lì quello che andava a sputare fuori.

Quale che sia la sua consapevolezza, il presidente del Consiglio ha infatti compiuto un passo verso la guerra civile perché, come ben sappiamo, dopo le legittime armi della critica si arriva alla funesta critica con le armi.

FRANCESCO MERLO

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