Quanto vale salvare mari, oasi e foreste

Quanto vale salvare mari, oasi e foreste

 

ROMA – La prima volta nessuno se l’aspettava. Il 22 aprile del 1970, quando il senatore americano Gaylord Nelson lanciò l’appello a fare un gesto in difesa del pianeta e 20 milioni di persone scesero in piazza, si capì che qualcosa stava cambiando: l’ecologismo usciva dal recinto della testimonianza e diventava movimento. Ora, dopo 41 anni, la Giornata della Terra si è trasformata in un evento ufficiale e la prospettiva è cambiata ancora una volta perché gli economisti hanno cominciato a misurare non solo quello che serve per salvare il pianeta – che sopravviverebbe benissimo senza la specie umana – ma quello che noi perdiamo in termini di sicurezza fisica ed economica continuando a inquinare.

Non è un conto facile perché ci sono valori (la vita, la bellezza) difficilmente monetizzabili e conseguenze che si proiettano nel lungo periodo. Nonostante queste difficoltà Nicholas Stern, ex chief economist della Banca Mondiale, ha calcolato che, se non correggiamo il sistema produttivo basato sui combustibili fossili, dovremo affrontare danni valutabili tra il 5 e il 20 per cento del Pil mondiale.

ANTONIO CIANCIULLO

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