Maurizio Viroli, La libertà dei servi, Laterza, 2010, pp. 144. Euro 15,00.
Saggistica
L’Autore è professore di Teoria politica all’Università di Princeton: egli da un’immagine desolante degli italiani, una disamina che non lascia scampo a equivoci perché la realtà politica e sociale è sotto gli occhi di tutti. Emerge da questo libro una fotografia che rispecchia malessere, lati oscuri, vizi, difetti che caratterizzano gli italiani in questa fase delicata della loro storia. Come scrive giustamente l’Autore: ”Se essere cittadini liberi vuol dire non essere sottoposti a un potere enorme e assolvere i doveri civili, è evidente che gli italiani non possono dirsi liberi; ossia, sono sì liberi ma liberi nel senso della libertà dei sudditi o dei servi”. Queste considerazioni sono condivisibili e non si limitano unicamente al potere ma toccano anche la psicologia degli individui. Le condizioni di questa servitù descritte in modo efficace da Viroli dimostrano la differenza fra la libertà dei servi e la libertà dei cittadini la cui capacità rimane la forza dell’indignazione e il peso delle parole, in una situazione in cui tutto è banalizzato. La corte, tramite i suoi cortigiani, produce dei rapporti sociali servili e degradanti per la persona umana. “L’universo” dei servi è composto di una galleria di persone arroganti e opportuniste che cercano di corrompere i costumi nella speranza di creare soggetti obbedienti e senza dignità. Questo servilismo inibisce i cittadini alterando la sostanza della libertà, dei diritti e della cittadinanza. Un libro che suscita riflessioni e senso critico in ciascuno di noi, uno strumento pedagogico che sviluppa coscienza, e senso etico e civile. Ahmed Habouss