“La mia vita, sognare il cinema”

"La mia vita, sognare il cinema"

Bernardo Bertolucci

di FEDERICA LAMBERTI  ZANARDI

Questa intervista è sul numero del Venerdì oggi in edicola. Ne pubblichiamo la versione integrale.

Roma. Piove. Ma Bernardo Bertolucci non ci fa caso. Ha l’aria luminosa di chi sente di avere davanti un progetto che lo entusiasma. Ci accoglie nella sua casa di Trastevere disteso su una chaise longue perché i problemi dovuti a ripetute operazioni alla colonna vertebrale lo costringono all’immobilità. È allegro: “È merito del Festival di Cannes. La Palma d’oro mi fa sentire in pista. Sembra un ossimoro. È un premio dato alla carriera 1 e mi costringe a voltarmi indietro, ma in realtà mi fa sentire di nuovo in ballo. Perché voglio meritarmela per quello che farò nel futuro”. Il futuro si chiama Io e te, il film che sta preparando tratto dal libro di Niccolò Ammaniti. “Non le nascondo che fino all’anno scorso pensavo che non avrei mai più fatto un film. Poi ho cominciato a controllare un po’ meglio il dolore alla schiena. E ho cominciato a pensare che volevo fare un film che un po’ come nell’Assedio avesse un’unità di luogo. Niccolò mi ha portato il suo libro che si svolge tutto in una cantina. L’ho letto e ho detto: eccolo, è perfetto”.

Repubblica

Print Friendly, PDF & Email