Sulle ragioni della prematura scomparsa di Wolfgang Amadeus Mozart (nel 1791), come sappiamo, non ci sono certezze e si moltiplicano, da secoli, le congetture. L’ultima ipotesi formulata dagli studiosi risulta essere, per il momento, quella di un’infezione da streptococchi; in precedenza si era parlato di nefrite, intossicazione da mercurio, sifilide e molto altro. In ogni caso è probabile che, qualunque fosse la malattia, siano stati i salassi praticati dai medici a favorire il decesso del genio austriaco.
Da Puškin a Shaffer
Il mistero appassiona da sempre gli scrittori – a partire da Aleksandr Puškin che nel testo Mozart e Salieri (1830) eternò la suggestiva leggenda della responsabilità di Antonio Salieri nella morte di Mozart. Si tratta appunto di una leggenda: il povero Salieri di certo non ha ucciso Mozart, né avrebbe tratto particolari vantaggi dalla sua morte. Ebbi la fortuna di assistere a una messa in scena del testo di Puškin con la regia di Anatoly Vasil’ev per il Teatro Scuola d’Arte Drammatica di Mosca, nel 2000, e l’immagine di Salieri che avvicina il bicchiere di veleno a Mozart mi è rimasta indelebilmente impressa. Mozart e Salieri (il cui titolo originale era Invidia) è un testo di dimensioni ridotte, 231 versi; Vasil’ev l’aveva integrato con altri brani dell’autore e con un Requiem composto appositamente da Vladimir Martynov. Non aveva invece tenuto presente, e per scelta, l’opera di Rimskij-Korsakov (1897) che utilizza i versi di Puškin come libretto.
La leggenda dell’invidia di Salieri per Mozart è divenuta popolarissima per via dell’indimenticabile film Amadeus. Il drammaturgo inglese Peter Shaffer scrisse sull’argomento prima un testo teatrale, nel 1978, e poi la sceneggiatura del film diretto da Milos Forman (1984), con Tom Hulce nel ruolo di Mozart e F. Murray Abraham in quello di Antonio Salieri. Il testo di Puškin deve aver ispirato Shaffer nella costruzione del ben noto (e da alcuni criticato) contrasto drammatico tra l’austero musicista, Salieri, e il giovane genio ingenuo e dedito ai piaceri del corpo, Mozart. Basti citare questo scambio di battute che Puškin aveva messo in bocca ai due personaggi: “Tu, Mozart, sei un Dio e non lo sai; ma io lo so”. E questa è la risposta: “Può darsi… ma il mio nume comincia ad aver fame!”