Più passa il tempo e più scolorano e si confondono le differenze tra vero e falso, bello e brutto, morale e immorale, necessario e superfluo. Eppure rimane intatta la necessità di orientarsi rispetto a giudizi comunque indispensabili per chi intenda vivere in modo cosciente.
Da qui l’ inevitabile domanda: quali sono le vie attraverso cui si forma il giudizio? Quali le sue basi? Come si giudica un libro, un’ opera d’ arte, un film, una mostra? Secondo quali criteri un professore giudica un allievo? E un giudice, un reato? Infine, chi è credente, come si rapporta al giudizio di Dio e riesce a farlo proprio? È talmente ampio e delicato il fronte delle questioni legate alla necessità di una rinnovata “arte del giudizio”, che è bene procedere con cautela. Passo dopo passo. E scegliendo i migliori interlocutori possibili. A cominciare da colui che ci aiuterà ad introdurre il tema: Jean Starobinski. Il ginevrino – 92 anni molto ben portati – è uno degli ultimi rappresentanti della grande tradizione umanistica.