17 maggio 2011 — pagina 1-34 sezione: PRIMA PAGINA
C’ È COME un sentimento d’ impunità. Quando si occupano posti di grande responsabilità. Come se il potere e la ricchezza rendessero onnipotenti. Fino a convincersi che gli altri hanno meno valore. Eche una povera femme de chambre non aspetti altro che avere relazioni sessuali con il direttore generale dell’ Fmi nella suite dell’ albergo in cui lavora. Certo, prima di scagliare la prima pietra si dovrebbero aspettare le conclusioni della magistratura. Non ci si può permettere di comportarsi come se i fatti fossero già stati provati, come se Dominique Strauss-Kahn fosse già stato riconosciuto colpevole di stupro. Ma non si può nemmeno negare in blocco l’ accaduto e banalizzare le dichiarazioni della giovane donna di colore, come sta accadendo in questi giorni in Francia, dove gli amici e i collaboratori di Strauss-Kahn invocano l’ esistenza di un complotto a scala mondiale. “Non ci credo.” “Non è possibile.” “Non è l’ uomo con cui lavoro da anni.” Come se l’ intelligenza, il prestigio e la fama di colui che i sondaggi davano vincente alle future presidenziali rendessero automaticamente quest’ uomo immune da ogni critica e da ogni sospetto. Come se la sua “scarsa resistenza all’ attrazione femminile” ne facesse la vittima prescelta di macchinazioni e menzogne. Ammettiamo pure che il direttore generale dell’ Fmi sia particolarmente sensibile al fascino femminile. Ammettiamo pure che la sua “passione” per le donne si sia trasformata in una vera e propria “dipendenza dal sesso”. E allora? Si tratta forse di una scusa? Da quando in qua la dipendenza sessuale giustifica il ricorso alla violenza e alla brutalità quando l’ oggetto del proprio desiderio non gradisce le attenzionie le avances che le vengono rivolte? Tanto più che il problema non riguarda affatto il modo in cui Dominique Strauss-Kahn vive la propria sessualità in privato. Quello che ognuno di noi fa nella propria camera da letto non riguarda proprio nessuno. Tra “adulti consenzienti”, come si dice oggi, tutto è lecito. O quasi. Perché nelle storie di infedeltà coniugale, c’ è sempre chi soffre e, prima o poi, ci rimette le penne. Ma questa è un’ altra storia. Soprattutto in Francia, che ha fatto per secoli del libertinaggio il suo credo. Il vero problema è altrove. Quando si parte dal presupposto che il “consenso” sia un’ opinione personale e relativa. Quando si pensa che tutte le donne siano automaticamente disponibili e felici di avere rapporti sessuali con un uomo ricco e potente. Il postulato di partenza di questo tipo di credenze e di allegazioni è falso e offensivo. Perché non è vero che tutte le donne sono sensibili al fascino poco discreto del potere. Ne esistono tante che restano indifferenti e che, anzi, non sopportano di essere importunate da chi si crede irresistibile e al di sopra delle parti, proprio perché potente. Ma soprattutto non è vero che, quando si occupano posizioni di rilievo e si è ricchi o famosi, si possa dare per scontato il consenso di una donna.A meno di non credere che, per i potenti della terra, tutto sia lecito. E che la perversione possa diventare un modello di comportamento. E quando parlo di perversione, non penso affatto alla perversione sessuale, come potrebbero credere puritani e moralisti. Parlo della perversione morale, quella che spinge alcune persone – uomini politici, grandi imprenditori, star e successful people – a comportarsi come se gli altri non avessero alcun valore, come se non esistessero nemmeno in quanto “altro”, come se si trattasse di semplici pedine su una scacchiera da spostare come e quando si vuole. Come spiegava Gilles Deleuze, il perverso vive e agisce in un mondo in cui la presenza degli altri è opzionale, perché l’ unica cosa che importa sono le proprie pulsioni. “Sia fatta la mia volontà!”. Tanto gli altri, all’ occorrenza le altre, non contano. “Sia fatta la mia volontà!”. Tanto che cosa vuoi che importi al mondo intero dell’ esistenza risibile di una povera cameriera? I legami ambivalenti tra sesso e potere sono sempre esistiti. Esattamente come i pregiudizi secondo cui le donne sarebbero particolarmente affascinate dagli uomini di potere. Un tempo, i signori non esitavano ad intrattenere relazioni sessuali e a vivere amori ancillari con le schiave e con le serve. Indipendentemente dal fatto che queste ultime fossero o meno consenzienti. Ma all’ epoca, le persone non avevano tutte lo stesso statuto e la stessa dignità. C’ erano da un lato le persone libere, dall’ altro gli schiavi. Da un lato gli uomini, dall’ altro le donne. Ma come è possibile che oggi, all’ era dell’ uguaglianzae della libertà, valori chiave delle nostre democrazie, alcune persone possano anche solo immaginare che il potere e la ricchezza le rendano “più degne” di rispetto delle altre? E che non sia possibile che una cameriera di colore possa non aver voglia di fare l’ amore con il direttore generale dell’ Fmi? – MICHELA MARZANO
Fonte: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/05/17/il-potere-il-sesso.html