MAN mano che si moltiplicano crisie bancarotte degli Stati, crescono in Europa le rivolte degli indignati: in Grecia, Spagna, anche in Italia dove il tracollo è per ora solo temuto. I governi tendono a vedere il lato oscuro delle rivolte: il faticoso riconoscimento della realtà, la rabbia quasi cieca. Ma la cecità spiega in piccola parte una ribellione che ha come bersaglio non solo i contenuti, ma le forme di comportamento (dunque l’ etica) dei governi: l’ abitudine a una vista sempre corta, abbarbicata al prossimo voto o sondaggio; la vocazione a nascondere conti squassati.
A non dire la verità su immigrazione o deficit, ad accusare i giornali, le Banche centrali, l’ Europa: tutti sospettati di spandere brutte notizie. L’ Italia in questo è all’ avamposto. Da quando è tornato al governo, Berlusconi ripete lo stesso ritornello: lo squasso è nelle vostre teste disfattiste, noi ce la facciamo meglio di tanti paesi virtuosi. Lunedì ha detto d’ un tratto, ai microfoni: «La crisi non è finita». Non ne aveva mai annunciato l’ inizio.