EREDITARE IL FUTURO

Che eredità lasciamo a chi viene dopo? E cosa significa prec i s a m e n t e : l a s c i a r e , e eredità? Cominciamo con l’atto del lasciare: è la parola chiave nel passaggio da una generazione all’altra, dalla vita alla morte. Rimanda al latino laxus, e indica quel che s’allenta, si fa spazioso. Laxus è il contrario di teso, è la distensione che fa seguito alla tensione. Implica capacità di abbandonare, allontanarsi.

Si lascia ad altri quel che non si porta con sé, dunque lasciare è anche un dischiudere, permettere. È una messa in libertà. Un capovolgere valori costituiti. Ricordo la bellissima triade di Alexander Langer: al precetto olimpico citius, altius, fortius (più veloce, più alto, più forte), che secondo lui rappresentava «la quintessenza dello spirito della nostra civiltà», egli contrappose un comandamento alternativo: lentius, profundius, suavius. Nel lascito avviene questo: si fa posto alle generazioni successive.

Con lentezza, profondità, mitezza.

Viene in mente l’esperienza della corsa a staffetta. Ciascun concorrente (detto frazionist a) deve percorrere una frazione, e trasmettere un bastone al subentrante. Il bastone si chiama, guarda caso, testimone. La regola vieta di lanciare al compagno il testimone nelle zone di passaggio, e fissa regole precise sulla sua caduta (se cade può raccoglierlo solo chi l’ha perduto: l’incapace di tramandare ).

Anche nel passaggio tra generazioniè così: la consegna del testimone avviene in seguito a tocco, con la mano, del corpo del concorrente in partenza da parte del concorrente in arrivo.

Il testimone è l’eredità: è quello che lasciamo all’altro, perché inizi la sua corsa.

L’eredità non è lanciata per aria, ma bisogna toccare con mano, pensare, l’umanità dopo di noi. La trasmissione avviene in speciali zone di scambio, creando quel particolare alternarsi di distensione e tensione che caratterizza la gara di staffetta. Comunemente, ereditare rinvia alle cose di cui ci si impossessa, per amore o avidità. Altro è tuttavia il significato di eredità. La parola rinvia a chèros, che in greco significa vuoto, privo, deserto. Di conseguenza ereditare non è impossessarsi, ma un esperire il vuoto, la separazione, la vedovanza. Un ereditare spirituale, come quello del profeta Eliseo che chiede a Elia, prima che questi sia rapito in cielo: «Due terzi del tuo spirito siano in me». Ed Elia risponde che anche questi due terzi sono «cosa difficile», ottenibili a una condizione: che Eliseo colga l’Occasione, quando si presenterà, e guardi Elia strappato verso il cielo. Che si faccia veggente di cose che vengono tenute nascoste, che dica quello che altri non dicono.

BARBARA SPINELLI

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